Wicked Lester, tutto parte da qui. Mai sentiti? Poco male, in fin dei conti la loro impronta sul sentiero della storia della musica è pressoché minima, quasi impercettibile.

Le origini

Wicked Lester, tutto parte da qui. Mai sentiti? Poco male, in fin dei conti la loro impronta sul sentiero della storia della musica è pressoché minima, quasi impercettibile. E pensare che registrarono pure un album, a cavallo tra il 1971 ed il ’72, rimasto poi anonimo ed inedito. La cosa interessante di questa band newyorkese, però, è la formazione: tra vari nomi di musicisti che all’epoca cercavano di conquistarsi uno spazio all’interno di un mondo musicale sconfinato e ricco di opportunità, ce ne erano due, in particolare, che ce l’avrebbero poi fatta. I loro nomi, oggi indelebili, sono Paul Stanley e Gene Simmons.

https://youtube.com/watch?v=ort7Q2v2ijI

Dopo lo scioglimento dei Wicked Lester, Paul e Gene, entrambi di origini ebraiche, vollero riprovarci insieme con la musica. Stregati dall’invasione dei Beatles negli USA nel ’64, nessuno dei due aveva mai optato per un futuro che non fosse quello di musicista. Alla fine del ’72 reclutarono dunque Peter Criss, di origini italiane, che sul Rolling Stone si propose come “batterista disposto a tutto pur di aver successo”, stando a quanto tramandato dalla KISStory. Il ruolo di chitarrista solista venne invece conquistato da Ace Frehley con un provino. Leggenda narra che in quel provino non fu il migliore tecnicamente, ma che in compenso fu l’unico a dimostrare di avere l’attitudine necessaria. E, a quel tempo, l’attitudine era tutto.

Mito e spettacolo: la ricetta per il successo

Su proposta di Paul, la band scelse di chiamarsi KISS. La durezza della cappa e la leggerezza della doppia esse, un messaggio forte e allo stesso tempo dolce. Con la fama sarebbero poi arrivati i promotori di significati più profondi e nascosti: da KISS come acronimo di Knights in Satan’s Service (cavalieri al servizio di Satana) a KISS come elogio del nazismo, in quanto la doppia esse, nel logo, ricorda appunto la sigla della truppe paramilitari del Partito Nazista. Ciononostante, i membri della band hanno sempre rigettato ogni tipo di accusa.

Anche la scelta dell’utilizzo del celebre trucco fu cruciale. Chiaramente ispirato al teatro Kabuki, la forma teatrale giapponese, il trucco avrebbe fatto corrispondere ad ogni musicista una maschera ed un personaggio. Ogni fan doveva essere libero di idolatrare il suo eroe preferito, proprio come i giovani con i supereroi dei fumetti. Paul divenne così The Starchild, Gene The Demon, Ace The Spaceman e Peter The Catman. Il figlio delle stelle, il demone, l’uomo venuto dallo spazio e l’uomo gatto. Per tutti gli anni ’70 i KISS sarebbero stati tampinati dai fotografi, pronti a coglierne i veri volti per venderli a peso d’oro ai giornali di tutti gli USA. Questo alone di mistero aiutò molto la band nel catturare l’attenzione delle persone, specialmente quella dei più giovani.

I primi anni

Nel ’73 i KISS registrarono il loro primo disco omonimo, pubblicato poi l’anno seguente. Ne venne poi inciso un successore, Hotter Than Hell, anch’esso rilasciato nel ’74. A causa di vendite che stentavano a decollare, la Casablanca Records costrinse la band a produrre materiale per due pubblicazioni annuali. Era questo l’unico modo per sostenere quella piccola etichetta discografica che aveva investito nei KISS come suoi artisti principali. Tra il ’73 ed il ’75 la band visse la sua prima fase, costantemente in tour esibendosi anche più di una volta al giorno. Nonostante i massicci tour promozionali, le vendite risultavano però sempre stagnanti. La band dal vivo era una vera forza della natura, mentre in disco assumeva un sound più piatto, troppo piatto per molti. Ecco, dunque, l’intuizione: Alive!. Uno dei dischi dal vivo per eccellenza, riconosciuto dalla critica come trai migliori di tutti i tempi. Un vero e proprio manuale scolastico per molti che avrebbero poi dominato i palchi di tutto il mondo nel decennio successivo.

Il primo sintomo di un definitivo successo arrivò nel ’75. Una squadra di football di Cadillac, nel Michigan, dopo una serie di sconfitte si era ritrovata prima in classifica. Alcuni giocatori avevano attribuito poi quell’inversione di rotta alla musica dei KISS, ascoltata prima delle partite. La città volle ringraziare la band e i KISS accettarono l’invito. Gene avrebbe poi dichiarato: “Quando siamo arrivati in questa piccola cittadina, era chiaro che la KISS mania aveva pervaso l’intera comunità. C’erano genitori con i figli, politici locali e nazionali con le mogli, tutti truccati come i KISS. Sorprendentemente, eravamo tutti a nostro agio: loro con noi e noi con loro, nonostante la situazione decisamente insolita.”

Successo e crisi

Il biennio ’76-’77 rappresentò il momento dell’affermazione a livello nazionale ed internazionale. Album come Destroyer (1976) e Love Gun (1977) aiutarono la band ad espandersi oltre il continente, arrivando in Europa e, sopratutto, in Giappone, dove la band fu accolta da migliaia di fan in visibilio. In questa fase la loro musica assunse sembianze più hard, le chitarre diventarono maggiormente distorte e la voce di Paul toccò tonalità più alte. La band uscì di fatto dalla sua comfort zone, riuscendo a guadagnarsi anche l’apprezzamento di coloro che ricercavano il suono della band dal vivo in un lavoro discografico. Arrivarono anche i primi dischi di platino e le prime vette delle classifiche.

A partire dal ’79 le sonorità dei KISS cambiarono drasticamente, con riferimenti sempre più evidenti al pop e alla disco music. Il primo componente della formazione originale a lasciare la band fu Peter nel ’79, licenziato dopo innumerevoli inadempienze causate dal suo abuso di droghe ed alcolici. Seguì poi l’abbandono di Ace nel ’82, in contrasto con le scelte musicali dei leader della band, Paul e Gene. Scelte musicali che lasciarono scontenti anche i fan della band, che vide le vendite dei propri dischi iniziare a calare. Ci fu dunque un ultimo tentativo, nel ’83, di raddrizzare il timone con Creatures of The Night, uno degli album più heavy mai registrati dalla band. Trai nuovi membri, oltre ad Eric Carr (che prese il posto di Peter nel ’79) fece il suo debutto Vinnie Vincent, nuovo chitarrista solista.

Giù le maschere

Arrivò poi il 18 Settembre 1983, giorno che rappresentò la fine dei KISS e, allo stesso tempo, l’inizio dei Kiss. Quel giorno, in diritta su MTV, i KISS svelarono i loro volti perdendo per sempre quel velo di mistero che era stato uno dei principali ingredienti della ricetta del loro successo. A quel tempo il glam metal dominava negli Stati Uniti e band come i Mötley Crüe stavano riscrivendo le regole del gioco dopo aver assimilato la lezione dei KISS. Sarebbe stato stupido cercare di inseguire con una ricetta oramai vecchia. Cambiarono dunque lo stile ed il sound e, sopratutto, cambiarono le formazioni.

Paul e Gene (gli unici ad essere sempre presenti nella storia della band), affidarono il ruolo di chitarrista solista a Mark St. John prima e Bruce Kulick poi e, dopo la morte di Eric Carr nel 1991, ingaggiarono il batterista Eric Singer. Di quest’epoca si ricordano i soli Animalize (1984), Crazy Nights (1987) e Revenge (1992).

Il ritorno della KISS mania e la reunion

Verso la metà degli anni novanta iniziò a diffondersi il fenomeno delle KISS Konvention, ritrovi di appassionati e nostalgici di quello che il gruppo era stato ai suoi albori. C’era la vendita di bootleg e gadget, ma anche la possibilità di assistere alle esibizioni di alcuni dei membri della band, attuali e passati. La KISS mania stava tornando di moda, e Paul e Gene furono i primi a rendersene conto. In occasione del concerto unplugged registrato per MTV nel ’95, Ace e Peter salirono sul palco per suonare alcuni brani con i vecchi colleghi. La sinergia che si venne a creare trai membri della band e tra la band e i fan fu tale da rendere evidente la necessità di una reunion.

Nel ’96 iniziò l’Alive/Worldwide Tour, che portò la formazione originale a suonare in ogni angolo del globo. Tornarono in voga anche le centinaia di iniziative commerciali legate al marchio KISS dai fumetti con i nostri in veste di supereroi alle bare, dai preservativi al film Detroit Rock City. Tornò, ovviamente, anche il trucco e i costumi di scena. Psycho Circus, il primo album dopo la reunion, venne pubblicato nel ’98. Formalmente inciso dalla formazione originale, chitarra solista e batteria vennero in realtà registrate rispettivamente da Tommy Thayer ed Eric Singer, con poche eccezioni. La band macinò milioni di dollari per diversi anni, in tour con Ace e Peter. Ma la situazione non era destinata durare. Ace lasciò nuovamente la band nel 2002 e Peter nel 2004. Vennero rimpiazzati proprio da coloro che li sostituirono durante le registrazioni di Psycho Circus: Tommy ed Eric.

The end of the road

Da allora i KISS sono perennemente in tour, fatta eccezione per le registrazioni di Sonic Boom (2009) e Monster (2012). Nonostante l’evidente declino della potenza vocale di Paul Stanley, la band non è mai stata affiatata quanto ora. Lo show è costellato di effetti pirotecnici, fiamme e giochi di luci. In occasione del Monster Tour, che toccò l’Italia nel 2013, la scenografia comprendeva anche un ragno meccanico gigante che si muoveva per tutta la durata del concerto. Quello iniziato nel 2019 sarà il loro ultimo tour insieme ed all’inizio di ogni concerto, come avviene ormai dal ’73, una voce fuori campo introduce i nostri sul palcoscenico. Le parole, scolpite nella memoria di chiunque abbia avuto la fortuna di assistere ad un loro spettacolo, sono “You wanted the best, you got the best! The hottest band in the world: KISS!”.

Discografia

KISS (1974)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

È il disco d’esordio, quello contenente il maggior numero di successi. Si sente tutta la loro gioventù e la voglia di conquistare il mondo. Un must have impreziosito dalla presenza di brani come “Deuce”, “Cold Gin” e “Black Diamond”; tutt’ora eseguiti dal vivo.

Hotter Than Hell (1974)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

La validità di una band viene sempre messa alla prova con il secondo album, e i nostri fanno centro regalandoci altri brani sopravvissuti allo scorrere del tempo come la title track e la struggente “Goin’ Blind”, la prima ballad dei KISS.

Dressed To Kill (1975)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Terzo capitolo della prima triade di album, ripropone le sonorità dei suoi predecessori. Di questo album è l’inno dei KISS, diventato poi inno del rock mondiale, “Rock And Roll All Nite”.

Destroyer (1976)

Tutto perfetto, a partire dalla copertina fumettistica con i nostri che emergono da uno scenario apocalittico. “Detroit Rock City”, “Shout It Out Loud” e la dolcissima “Beth” hanno tutto il diritto di far parte delle vostre playlist.

Rock And Roll Over (1976)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

È forse il disco con un pizzico in meno di qualità rispetto agli altri pubblicati negli anni ’70. Ciononostante, in “I Want You”, “Calling Dr. Love” e “Hard Luck Human” (inizialmente scritta da Paul per Rod Stewart) troviamo delle autentiche perle.

Love Gun (1977)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Primo disco nella storia ad essere certificato disco di platino con le sole prenotazioni, nessuna parola sarebbe in grado di descriverlo quanto: capolavoro. Non c’è nessun brano in particolare da consigliare, essendo sensazionale da “I Stole Your Love” a “Then She Kissed Me”, prima ed ultima traccia dell’album.

Dynasty (1979)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

È il primo disco a registrare un netto cambio di sonorità, si sentono forti le influenze della disco music, che iniziava a spopolare in quel periodo. Nonostante sia poco apprezzato dai fan, tra le varie tracce troviamo la canzone più famosa dei KISS ed una tra le più famose canzoni della storia: “I Was Made For Lovin’ You”.

Unmasked (1980)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Pop a gogo. Si tratta di uno dei dischi meno apprezzati da critica e fan, eppure è il preferito di chi scrive. “Shandi”, “Naked City” e “Tomorrow” sono canzoni che non ti stanchi mai di ascoltare.

Music From “The Elder” (1981)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Primo ed unico concept album dei KISS, è un disco controverso. O lo si ama o lo si odia. Venne scritto come ipotetica colonna sonora di un film poi mai registrato. Qui l’assenza di brani consigliati è necessaria: va ascoltato dall’inizio alla fine, in quanto ciascuna canzone è incatenata alle altre da un punto di vista musicale e narrativo.

Creatures Of The Night (1982)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Il motivo per cui trai vari generi musicali adottati dai KISS compare heavy metal è questo disco. Si sente l’impronta di Vinnie Vincent, all’epoca nuovo chitarrista solista. La title track, “I Love It Loud” e “I Still Love You” sono i pezzi più celebri.

Lick It Up (1983)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Per la prima volta i Kiss compaiono senza trucco sulla copertina di un album, ma la novità non è solo questa. Anche le sonorità cambiano, nuovamente, subendo le influenze di un nuovo tipo di rock in voga negli anni ’80. La title track, “A Million To One” e “And On The 8th Day” sono alcuni trai pochi brani che si salvano.

Animalize (1984)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Uno dei dischi più riusciti della fase non-makeup, complice la presenza di Mark St. John alle chitarre. Il chitarrista lascerà il gruppo nel giro di un anno a causa di una rara forma di artrite, ma non prima di aver preso parte a brani del calibro di “Heaven’s On Fire” e “Thrills In The Night”.

Asylum (1985)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Il disco meno riuscito della fase non-makeup. I Kiss sembrano privi di idee dal punto di vista musicale e stilistico, finendo con lo scimmiottare il glam rock e metal ben più autentico di gruppi come Poison e Mötley Crüe. Uniche a salvarsi sono “Uh! All Night” (tentativo di ricreare un inno come fu per “Rock and Roll All Nite”) e “Tears Are Falling”, saltuariamente riproposta tutt’ora dal vivo.

Crazy Nights (1987)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Imparata la lezione da Asylum, i Kiss questa volta non sbagliano. Lo stile è lo stesso del lavoro precedente ma qui c’è anche molto più spazio per tastiere e sonorità pop, altamente capaci di catturare il gradimento delle nuove generazioni. I brani consigliabili tornano ad essere tanti, ma tra tutti spiccano “Crazy Crazy Nights”, “Reason To Live” e “Turn On The Night”.

Hot In The Shade (1989)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Tolte “Forever”, la più bella ballad mai pubblicata dai Kiss, “Hide Your Heart”, “Rise To It” e pochissimi altri brani, si tratta di un disco da dimenticare e l’ultimo con Eric Carr alla batteria, prima della sua prematura morte. Il batterista canta anche un brano, “Little Caesar”.

Revenge (1992)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Il disco rappresenta il ritorno a sonorità più heavy, ed è riconosciuto come uno dei migliori dischi della fase non-makeup. I nostri si trovano sorprendentemente bene nel gestire questo tipo di sound e regalano ai fan brani come “God Gave Rock ’N’ Roll To You II”, “Unholy” e “Every Time I Look At You”.

Carnival Of Souls: The Final Sessions (1997)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

A riprova del fatto che i Kiss si siano cimentati con quasi tutti i generi di moda dagli inizi degli anni ’70 ad oggi, ecco qua un disco propriamente grunge. Registrato nel ’95, la sua pubblicazione fu bloccata a causa della reunion, che avvenne nel ’96. L’album iniziò però a circolare clandestinamente sul web e i Kiss si ritrovarono dunque costretti a pubblicarlo. Poche le canzoni consigliabili, tra cui “Childhood’s End” e “Jungle”, grunge allo stato puro.

Psycho Circus (1998)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

È l’album della reunion, anche se Ace e Peter presero parte alle registrazioni solo per alcuni brani. Nonostante ciò, è un disco ben fatto. Sono degne di nota la title track, “Into The Void”, “We Are One” e “Raise Your Glasses”.

Sonic Boom (2009)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Dopo anni di inattività discografica, i KISS pubblicano un nuovo lavoro con la nuova formazione. A Tommy ed Eric viene concesso di cantare dei brani, rispettivamente “When Lightning Strikes” e “All For The Glory”. Da citare poi anche “Modern Day Delilah” e “Stand”.

Monster (2012)

retrospettiva KISS, #KISS, ovvero ridefinire il concetto di musica e concerto

Ad oggi è l’ultimo disco dei KISS e lo sarà probabilmente per sempre. Niente da eccepire, i KISS fanno il loro lavoro e regalano ai propri fan un gran disco. Non ci sono canzoni inferiori ad altre, ma su tutte spiccano “Hell Or Hallelujah”, “Freak” e “Take Me Down Below”.