L’Alcatraz, il mitico locale milanese, risulta sold out, per l’esibizione di Marilyn Manson tappa del The Hell Not Hallelujah Tour, che lo vede impegnato in una lunga lista di esibizioni tra Nord America, Europa, Asia e Oceania. In platea si trova un gruppo eterogeneo, dal punto di vista generazionale, di personaggi dal look emaciato e total black.
L’apertura è affidata a al gruppo dei Pop Evil, non particolarmente apprezzati dal pubblico, evidentemente in trepidante attesa di Manson, che non tarda a presentarsi spuntando da una penombra tombale sulle note di Deep Six, tratta da The Pale Emperor, nono album di studio pubblicato a gennaio 2015.
La scaletta del concerto di Marilyn Manson all’Alcatraz di Milano
Deep Six
Disposable Teens
mOBSCENE
No Reflection
Third Day of a Seven Day Binge
Sweet Dreams (Are Made of This)
Angel With the Scabbed Wings
Tourniquet
Rock Is Dead
The Dope Show
Lunchbox
Antichrist Superstar
The Beautiful People
Coma White
La performance del Reverendo, non convince, non appare in gran forma e già dalla metà dell’esibizione inizia a mostrare i primi segnali di cedimento: inframmezza i pezzi con pause lunghe e lente, lascia interpretare parte delle canzoni al pubblico e, per riuscire a concludere la serata, da perfino una notevole sforbiciata alla scaletta ufficiale.
Tutto sommato, il pubblico, forse per lo più non avendo termini di paragone, pare gradire nel complesso l’esibizione e Manson, grazie agli accorgimenti adottati ed al prezioso sostegno della sua band, in particolare del bassista Jeordie White (nome d’arte di Twiggy Ramirez), riesce a concludere con una rimarchevole esecuzione di Coma White.
L’imperatore pallido sarà nuovamente in Italia il 9 Novembre 2015 a Firenze.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.