Il 2019 è stato un anno incredibile per la Disney; partito in sordina con “Dumbo”, che ha  lasciato qualche perplessità sia al pubblico che alla critica, si è ripreso alla grande con tre ‘bombe animate’ , che a suon di emozioni e canzoni hanno sbancato il botteghino: “Aladdin”, “Il re leone”, e ora è il momento di un susseguirsi di record per “Frozen 2 – Il segreto di Arendelle”.

La casa di produzione californiana, dal punto di vista musicale, ha compiuto un passo abbastanza deciso verso il pop; le strutture e le linee melodiche sono sempre più “radiofoniche” e vicine alla forma della canzone, piuttosto che a quella del musical. Inoltre, i testi diventano pura narrazione: non sono più posizionati alla stregua di interruzioni, ma fanno procedere la trama, o esplorano un cambiamento significativo di un personaggio.

“Frozen 2” aveva il dovere di rispondere al suo predecessore del 2013, e alla straripante “All’alba sorgerò” (“Let it go”, nella versione originale); vediamo cosa cantano Elsa e la sua compagnia in questo secondo episodio.

La prima canzone si intitola “Il fiume del passato”, e nel film viene cantata dalla mamma di Anna ed Elsa; l’interprete italiana è un’ottima Claudia Paganelli. Una melodia delicata su un tappeto acustico, che arriva come una ninna nanna dai toni epici. La canzone viene rinforzata nel corso della pellicola dagli altri brani, che ne riprendono alcuni passaggi (come nel caso di “Mostrami”).

“Prosegue Anna (doppiata da Serena Rossi) con “Qualche cosa non cambia mai”, che probabilmente vincerà il titolo della canzone più sottovalutata della colonna sonora; il destino di molte opere è di lasciare il segno con le ballate più struggenti, ma ciò non toglie che il brano sia un autentico gioiello, con punti di forza “beatlesiani”: allegria, essenzialità, e un arrangiamento vincente (da elogiare anche l’ottimo incrocio delle varie voci femminili e maschili).

Elsa canta poi “Nell’ ignoto”, che già spopola negli Stati Uniti grazie alla versione di Idina Menzel (“Into the unknown” è il titolo originale). In Italia, Serena Autieri e sontuosa, e dà anima, cuore e tecnica a questo brano, con una interpretazione da dieci e lode.

Fa da contraltare la pessima scelta di Giuliano Sangiorgi di cantare lo stesso brano per i titoli di coda in tonalità originale. Non essendo nella sua tessitura, procede con i soliti falsetti, mai così fastidiosi; la forza di “Nell’ ignoto” è proprio di liberare gli acuti; qui invece arranca noiosa, priva di potenza ed espressività. I fan dei Negramaro sosterranno il loro beniamino, ma chi invece conosce la versione dei “Panic! At the disco” rimarrà sorpreso di quanto la versione italiana maschile venga annichilita da quella originale. Purtroppo Sangiorgi porta il fardello del peggior momento della soundtrack italiana.

“Olaf canta poi “Da grande”; il brano è un intermezzo per dare spazio al personaggio comico del film, ma si tratta appunto di un momento ludico per i più piccoli, senza troppe pretese.

Ha un pretesto comico anche il brano successivo, “Perso quaggiù” del nerboruto spasimante di Anna, ovvero Kristoff. La Disney si prende in giro virando sul trash, con una ballatona volutamente smielata; in America probabilmente ammiccherà ad una presa in giro “Bolliwoodiana”, mentre nel nostro paese il riferimento più prossimo è il neomelodico napoletano “spinto”. Il momento è abbastanza divertente, ma probabilmente sarebbe bastato un brano più breve.

“Arriva poi il capolavoro: “Mostrati”, una ballata messa in bocca ancora ad Elsa, e ad una (sempre) straordinaria Serena Autieri. Si tratta di un brano sontuoso: la perfezione è strutturale, melodica, e si unisce alla potenza visiva e visionaria dell’animazione. E’ uno dei più grandi capolavori Disney, perfetta anche nella versione di Idina Menzel (“Show yourself”). Masterwork.

Chiude la colonna sonora “Fai cosa è giusto”, interpretata da Serena Rossi. E’ il brano più teatrale, dove il cantato è misto alle inflessioni del parlato e ai singhiozzi del pianto: è il momento in cui Anna si è resa conto di aver perso la sorella e Olaf. E’ una canzone che ha bisogno di avere la sua collocazione nel film per prendere consistenza; non è la migliore, ma ha un ottimo impatto emotivo.