Il Festival di San Remo non rinuncia mai ad attirare un po’ di sane polemiche: fanno parte del gioco, e aiutano il carrozzone a entrare in realtà esterne a quelle puramente musicali: soprattutto il gossip, alimentato dalle dichiarazioni sui vari social network.

Il Festival di San Remo non rinuncia mai ad attirare un po’ di sane polemiche: fanno parte del gioco, e aiutano il carrozzone a entrare in realtà esterne a quelle puramente musicali: soprattutto il gossip, alimentato dalle dichiarazioni sui vari social network.

Il 2019 ci aveva regalato 2 vicende: la prima relativa ad Achille Lauro e alla sua “Rolls Royce”, che a quanto pare non è solo una automobile ma anche una droga; a essere sinceri però non ce lo ha insegnato Achille Lauro, ma Valerio Staffelli. Prima che Striscia la Notizia montasse la polemica, tormentando il giovane cantautore, praticamente nessuno era a conoscenza di questo prodotto sintetico.

La seconda, ancora più rumorosa, è merito di un artista ribattezzato così dal web: “Quello che si chiama Ultimo, ma se non arriva primo si incazza”. Vincitore annunciato, fu sorprendentemente superato all’ultimo metro da Mahomood, e pubblicò successivamente un video dove metteva in discussione il sistema di votazione; fu poi contestato duramente in sala stampa.
Quest’anno, Amadeus annuncia i big, e ci piazza dentro Elettra Lamborghini. Esatto, tra i big.

La rampolla ha pubblicato una cinquina di canzoni, di cui soltanto una in italiano. Quelle in spagnolo, se si cerca “cattivo gusto” su wikipedia, potrebbero tranquillamente essere citate come esempio, in quanto sembrano la parodia di ciò che viene contestato agli artisti latini: l’uso ossessivo di pochissime parole, senza costrutto, senza originalità, sempre lo stesso ritmo, senza dimensione artistica. I video sono invece ben prodotti, figli di un dio denaro che permette un reparto tecnico inarrivabile per la maggior parte degli altri artisti italiani. Queste canzoni mettono in scena i veri valori della vita: auto di lusso, ville con piscina, i tatuaggi sul sedere e il twerking.

Un passo avanti viene compiuto con il brano in lingua italiana, “Fanfare”, in coppia con Gué Pequeno: un brano melodicamente ben scritto, anche se è faticoso risalire a quali possano essere i meriti di Elettra. Il suo credo è semplicemente “voglio essere famosa”: difficile che abbia scritto qualcosa, o dato consigli utili dal punto di vista produttivo. Difficile anche che quella che sentiamo sia la sua vera voce, e quanto la post-produzione potrebbe essere stata “furibonda”: mettiamo a tempo questo, intoniamo quest’altro, eccetera eccetera.

All’Ariston però ci si esibisce dal vivo, e che Elettra possa far bene è più una paura che una speranza: leggere recensioni positive sarà un ulteriore schiaffo al professionismo.
San Remo dovrebbe essere il culmine di una carriera ideale, fatta di sacrifici, ore di solfeggio, gavetta, sangue e sudore; lo sappiamo che non è sempre stato così, ma stavolta Amadeus è troppo sfacciato nel proporci questo personaggio da talent show tra i big del Festival.

Una umiliazione per un numero sterminato di persone che scrivono e interpretano musica, e che davanti a questo spettacolo possono solo indignarsi, dando così altra benzina a questo gioco: perchè, come dicevamo in apertura, le polemiche al Festival fanno bene.