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#Depeche Mode e tanta nostalgia

, #Depeche Mode e tanta nostalgia

Spenti i riflettori degli I-days, l’estate rock milanese prosegue allo Stadio San Siro per la prima delle due date italiane dei Depeche Mode, impegnati nel Global Spirit Tour, a spasso per le arene europee.

La band gospel-punk americana degli Algiers ha aperto il concerto dei Depeche Mode allo stadio San Siro di Milano.

Sullo schermo due gambe di led bianco camminano. Amarcord!!!!! Sembra di essere tornati agli anni a cavallo tra il finire degli ’80 e l’inizio dei ’90 solo i selfie ci ricordano che siamo al 2017.

Ed ecco finalmente lui, il Leader, Dave Gahan salire sul palco con i suoi scarponcini dorati e i sottili baffetti (sembra Salvator Dalì commenta una giovane fan).

Mentre per le scenografie si potrebbe forse intravvedere un ritorno al passato per la musica è tutt’altro, i brani suonati sono i più recenti e il pubblico apprezza ma con meno entusiasmo.

A San Siro manca il coinvolgimento da stadio, pochi cori e nessuna ola.

Siamo tutti un po’ tranquilli, sentiamo la stanchezza ed il peso degli anni oppure è la musica, i testi più recenti, che non fanno scattare la molla?

Dov’è lo spettacolo nello spettacolo? Dove sono gli striscioni svolazzanti e colorati? I cori in grado di sovrastare i bit delle casse acustiche?

Invecchiato il Leader invecchiati i fan? La voce e le gambe di Dave Gahan hanno retto abbastanza bene, però.

Sarà forse che i concerti non sono più sentiti come alcuni anni fa, ora c’è internet ovunque sei qualunque cosa tu stia facendo dito sull’icona apri l’app strisci il dito (e come direbbe Pozzetto) taac ti vedi ed ascolti la band tua preferita.

Si è persa la magia. L’attesa che seguiva l’uscita di un disco. C’era l’attesa dell’acquisto, l’ascolto per ore ed ore, s’invitavano gli amici e a volte nascevano gli amori e poi si aspettava il concerto per poter dire: IO C’ERO e l’ho visto da vicino.

Scaletta del concerto dei Depeche Mode del 27 giugno 2017 allo Stadio San Siro di Milano

  • Revolution (The Beatles song)
  • Cover Me (remix – instrumental video intro)
  • Going Backwards
  • So Much Love
  • Barrel of a Gun (with Grandmaster Flash – ‘The Message’ snippet)
  • A Pain That I’m Used To (‘Jacques Lu Cont’s remix’ version)
  • Corrupt
  • In Your Room
  • World in My Eyes
  • Cover Me
  • A Question of Lust (acoustico)
  • Home
  • Poison Heart
  • Where’s the Revolution
  • Wrong
  • Everything Counts
  • Stripped
  • Enjoy the Silence
  • Never Let Me Down Again
  • Somebody
  • Walking in My Shoes
  • “Heroes” (David Bowie cover)
  • I Feel You
  • Personal Jesus

 

Ne è valsa la pena di avere sempre tutto così a portata di click?

I concerti dei Depeche Mode degli anni ’90 erano molto diversi di quelli dei giorni nostri, stasera c’era più gente a farsi i selfie e a chattare che non a ballare o cantare.

I cori sono quasi del tutto mancati. Peccato perché questo è uno degli ultimi concerti allo stadio San Siro perché dal prossimo anno vi sarà precluso qualsiasi evento canoro.

Alle 22.30, e manca ormai poco alla fine dello show, non si è vista ancora nessuna ola (dove sono quelle mani che si alzano dall’anello verde e con un unico comando ruotano fino ad arrivare all’anello blu).

Il concerto però è meritevole.

E sulle note di ENJOY THE SILENCE finalmente San Siro si sveglia, esce dal torpore della pennichella.

22.40 parte, finalmente, il coro da stadio e si è tutti un po’ catapultati indietro, agli anni ’90, gli anni della gioventù passata, gli anni del voler stare insieme, del fare la musica, quella vera, quella da puntina sul vinile sempre allo stesso solco oppure sul tasto repeat del lettore CD a riascoltare a manetta lo stesso brano dello stesso disco.

Braccia al cielo a ritmo della musica:

Never let me down again

Rock allo stato puro.

Ultime note e poi di corsa al tram che domani si lavora e bisogna dormire per recuperare le forze, l’adrenalina la lasciamo dentro lo stadio insieme ai ricordi degli anni ’90, e il CD chissà dov’è finito, ma si dai domani faccio un giro su spotify se ho voglia di riascoltarlo.

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