Fissavo lo strano ragazzo, che aveva esattamente la mia età, come se fosse giunto da un altro mondo.
Come avrebbe potuto, dall’alto della sua gloria, capire la mia timidezza, il mio orgoglio, la mia suscettibilità e il mio timore di venire ferito? Cosa poteva mai avere Konradin von Hohenfels in comune con me, Hans Schwarz, privo com’ero di sicurezza e di qualsiasi dote mondana?
Passarono i giorni e i mesi, e niente venne a turbare la nostra amicizia. Dall’esterno del nostro cerchio magico provenivano voci di sovvertimenti politici, ma l’occhio del tifone era lontano …
Per me niente aveva importanza oltre al fatto che quello era il mio paese, la mia patria, senza inizio né fine, e che essere ebreo non ea in fondo diverso che nascere con i capelli neri piuttosto che rossi.
Eppure non credo di essere l’unico responsabile; non è facile essere all’altezza del tuo concetto di amicizia! Ti aspetti troppo dai comuni mortali, mio caro Hans, cerca, quindi, di capirmi e perdonarmi e, ti prego, non togliermi la tua amicizia.
Quando, al sopraggiungere della sera, venne il momento di tornare a casa, attesi che tutti se ne fossero andati. Nutrivo ancora una debole speranza che lui fosse rimasto ad aspettarmi, che mi avrebbe aiutato e consolato in quel momento di disperazione.
L’amicizia nell’adolescenza e la sua importanza.
Due ragazzi diventano amici, di un’amicizia così profonda che le bruttezze della guerra, i preconcetti e le ostilità non potranno scalfire nemmeno da distanza di anni.
Questo libro, come molti sostengono, andrebbe letto da tutti a partire dai dodici anni di età, perché ci insegna che un amico vero è la cosa più bella che ci sia. È una parte molto importante di noi, è un sostegno morale ad affrontare la vita e tutte le sfaccettature che di volta in volta ci presenta.
Triste, malinconico e bello allo stesso tempo.
Quanta profondità raccontata in modo semplice, limpido come solo l’anima di un adolescente può fare.
L’amico ritrovato
di Fred Uhlman
Feltrinelli (96 pag.)
traduzione di Mariagiulia Castagnone