Mesi dopo, si ritrovò a pensare che era buffo che quel giorno avesse liquidato con un’alzata di spalle quello che si sarebbe rivelato, probabilmente, l’avvenimento più importante di tutta la sua vita.
Jess sentiva il bisogno di disegnare come alcune persone hanno bisogno di bere whisky. Una sensazione di pace assoluta partiva dal suo cervello confuso per diffondersi in tutto il corpo stanco e teso. Dio, come gli piaceva disegnare. Cos’avrebbe dato per un nuovo blocco da disegno, uno di quelli con la carta patinata, e per una scatola di pennarelli, quelli che facevano scorrere il colore sul foglio con la velocità del pensiero.
La mamma avrebbe persino dimenticato di essere stanca e arrabbiata. Solo lui doveva sopportare il suo cattivo umore. Qualche volta si sentiva tanto solo in mezzo a tutte quelle femmine. Con suo padre lontano dall’alba alla sera tardi, chi poteva sapere come si sentiva lui?
Guardando suo padre che si metteva in spalla le sorelline o si chinava ad abbracciarle, Jess provava una stretta al cuore. Gli sembrava di essere stato considerato troppo grande per quelle cose dal giorno in cui era venuto al mondo.
Come poteva spiegare, in modo fa farlo capire a Leslie, che desiderava con tutta l’anima cogliere la vita palpitante che lo circondava ma che, quando ci provava, questa gli sfuggiva tra le dita, lasciando sul foglio un fossile inanimato? «Non ce la faccio a esprimere la poesia degli alberi» disse.
Si sentiva triste, in parte, perché il senso di solitudine che Leslie provava gli dispiaceva, ma c’erano anche sprazzi di felicità. Poter essere l’unico amico intero di Leslie in tutto il mondo, così come lei era l’unica vera amica per lui, lo riempiva di orgoglio.
Qualche volta gli sembrava che la sua vita fosse fragile quanto uno di quei fiori che chiamavano denti di leone. Un soffio leggero, da qualsiasi direzione, e sarebbe andato in pezzi.
Qualche volta, bisogna regalare alle persone qualcosa che sia tutto per loro, non solo qualcosa che ti faccia sentire bene quando lo regali.
Il ponte, il grande ponte per Terabithia, che a qualcuno incapace di vedere la magia sarebbe potuto apparire come un mucchio di assi inchiodate insieme sopra un torrente quasi in secca.
Un ponte per Terabithia è un inno all’Amicizia.
Jess scopre cos’è la vera amicizia quando viene sconfitto alla gara di corsa dalla nuova alunna che è da poco arrivata nella sua classe.
Una ragazzina un po’ strana, che è venuta ad abitare nel suo piccolo sobborgo da una grande città, eppure quella ragazzina non sembra affatto una di città. Veste in modo anticonvenzionale, si destreggia nella campagna come se ci fosse nata e poi corre, sa correre più di tutti persino di Jess che ha passato tutta l’estate ad allenarsi.
Jess e Leslie, gli outsider della scuola del villaggio diventeranno la Regina e il Re di un magico regno che hanno inventato: Terabithia, un luogo di cui nessuno è a conoscenza, dove condividono storie e sogni.
Se cercate un libro sull’importanza dell’Amicizia, quella vera, la necessità di essere circondati dall’affetto di persone care, la possibilità di ribellarsi alla famiglia per spiccare il volo e trovare la strada giusta per sé stessi, alla ricerca della propria felicità, dei propri sogni, di giornate speciali e di giornate “perfette” che costituiranno un ricordo indelebile per tutta la vita, allora non vi resta che leggere questo libro.
Un ponte per Terabithia
di Katherine Paterson
Oscar Junior – 160 pp.
traduzione di Laura Cangemi