Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce.

Il vecchio lo guardò con gli occhi bruciati dal sole, pieni di fiducia e di affetto. … La speranza e la fiducia non l’avevano mai lasciato.

Era troppo semplice per chiedersi quando avesse raggiunto l’umiltà. Ma sapeva di averla raggiunta e sapeva che questo non era indecoroso e non comportava la perdita del vero orgoglio.

«Allora buona notte. Domattina vento a svegliarti.»

«Tu sei la mia sveglia» disse il ragazzo.

«La mia sveglia è l’età» disse il vecchio. «Perché i vecchi si svegliano così presto? Sarà perché la giornata duri più a lungo?»

Il vecchio uscì e il ragazzo gli andò dietro. Aveva sonno, e il vecchio gli cinse le spalle col braccio e disse: «Mi dispiace».

«Qué va» disse il ragazzo. «È quello che deve fare un uomo».

Non lo disse ad alta voce perché sapeva che a dirle, le cose belle, non succedono.

Poi cominciò ad avere pena del grande pesce che aveva abboccato. È meraviglioso e strano e chissà quanti anni ha, pensò. Non mi è mai capitato un pesce così forte e che si sia comportato in modo così strano. Forse è troppo saggio per saltare. ….. Chissà se ha qualche piano o se è disperato come me.

Il ragazzo vide che il vecchio respirava e poi vide le mani del vecchio e si mise a piangere. Uscì senza far rumore per andare a prendere un po’ di caffè e lungo tutta la strada continuò a piangere.

«Mi hanno battuto, Manolìn» disse. «Mi hanno proprio battuto.»

«Ma non ti ha battuto lui. Il pesce.»

«No. Davvero. È stato dopo.»

 

Il più bel libro o, meglio un racconto lungo vista l’esigua quantità di pagine, di Hemingway. Anche se le pagine non sono tantissime l’Autore sarà in grado di catturare l’attenzione del lettore dalla prima fino all’ultima pagina suscitando non poche riflessioni e ne trarrà un grande insegnamento per la vita.

Santiago, un vecchio e povero pescatore cubano, stanco dopo tre mesi di infruttuosa pesca si spinge al largo per cercare del pesce da rivendere poi al mercato.

Catturerà un solo pesce, il più grosso pesce spada che abbia mai visto in tutta la sua vita. Ma non sarà una vittoria. Il pesce soccomberà attaccato all’amo ma quello che rimarrà sarà solo la testa e lo scheletro, perché durante il viaggio di ritorno gli squali attratti dal sangue ne divoreranno il corpo e a nulla varranno i colpi che Santigo gli propinerà per scacciarli.

Due esseri disperati, il pescatore e il pesce, ma per entrambi non sarà una vittoria.

Santiago giungerà a riva, sopraffatto dalla fatica, lascerà quello che rimane del pesce spada, sotto gli occhi attoniti degli altri pescatori, e si chiuderà in casa ripensando al destino ignavo e sofferto che gli ha impedito il riscatto per l’ennesima volta. Ma Santiago non si sente sconfitto, solo distrutto. Perché un uomo di mare non è fatto per la sconfitta.

Da questo lungo racconto è stato tratto un film interpretato da Spencer Tracy e diretto da John Sturges.

Il vecchio e il mare di Hernest Hemingway, #Non si può sopraffare il destino, nemmeno dopo una lotta impari

Il vecchio e il mare
di Hernest Hemingway
Mondadori (96 pp.)
traduzione di Fernanda Pivano