Quando Mary Lennox giunse nella grande proprietà di Misselthwaire per viverci con suo zio, tutti la trovarono veramente poco simpatica. Era anche vero.
Non versò una lacrima per la morte della sua balia: non era una bambina affettuosa e non si preoccupava gran che delle persone che la circondavano.
Anche una bimba scontrosa può essere triste, quando una grande casa quasi disabitata, una sterminata e squallida brughiera e tanti giardini privi di fiori le fanno sentire ancora di più la solitudine.
L’idea di quel giardino non l’abbandonava un momento, forse perché non aveva altro di più interessante cui pensare. Ma era proprio curiosa di vederlo. Perché suo zio aveva sotterrato la chiave? Perché proprio lui che aveva voluto tanto bene alla moglie ora odiava il suo giardino?
Mary fu colpita dalla dolorosa vicenda, e rimase a lungo pensierosa, guardando il fuoco e ascoltando il sibilo incessante del vento. E intanto una cosa buona nasceva in lei: la quarta, in verità, da quando era arrivata a Misselthwaite.
Era il luogo più bello e misterioso che si potesse immaginare! Gli alti muri che lo circondavano erano coperti di rami spogli delle rose rampicanti, così fitti che s’intrecciavano l’un con l’altro.
Le pareva di esser fuori dal mondo, e di vivere in uno di quei luoghi incantati di cui si parla solo nelle fiabe. In quelle fiabe dove le persone dormono anche cento anni in giardini meravigliosi come il suo.
Che viso infelice aveva! Pareva che quei suoi occhi neri e spenti non la vedessero neppure, e il suo pensiero faticasse a interessarsi di lei. … Mary ebbe l’impressione di avergli ricordato qualcosa o qualcuno. Quando fermandosi, egli le rivolse ancora la parola, una luce nuova brillava nei suoi occhi.
Colin si alzò a sedere e rimase immobile, coi suoi occhioni grigi spalancati, sopraffatto dallo stupore e dalla gioia. La verità era che, per quanto Mary gli avesse parlato più volte di Dickinson, egli non avrebbe mai potuto immaginarselo così come gli si presentava ora.
… e, fosse magia o altro, Colin trovò una tale energia che il sole, scomparendo dietro l’orizzonte, lo lasciò ritto in piedi, e sorridente.
Un raggio, poi, andava proprio a battere sulla tenda; qualcosa mi ha spinto ad alzarmi e a tirarla. E sono rimasto là, in piedi, a guardare mia madre, e quel suo sorriso mi ha fatto pensare che fosse contenta di vedermi muovere.
L’aveva sperato, l’aveva sentito, l’aveva creduto, ma solo in quel momento aveva provato l’improvvisa, intensa gioia di sentirsi vivo e sano, e non aveva potuto fare a meno di parteciparla ai suoi amici.
Se pensiamo cose belle, se ci interessiamo di coloro che ci stanno vicini con simpatia e affetto, la nostra vita diventa una cosa meravigliosa.
Un libro che parla direttamente al cuore.
Mary, cresciuta da una balia per la quale non provava affetto, lei che di affetto ne aveva ricevuto ben poco, ormai orfana di entrambi i genitori con i quali non ha mai trascorso del tempo e da cui non ha ricevuto nemmeno una carezza, piena della sua arroganza e incapacità di amare. si presenta a casa di suo zio accompagnata dalla governante Signora Madlock.
Mary non lo sa, e non lo sa nemmeno lo zio, così come non lo sanno i domestici che sono felici di non doversi troppo occupare di lei arrivata dall’India e confinata in una grandissima casa nella brughiera londinese, che sarà in grado di compiere ciò che per dieci lunghi anni nessuno è riuscito a fare.
Per la prima volta in vita sua Mary sentirà la solitudine, ma mossa da grande curiosità inizierà a perlustrare di nascosto la grande dimora e il vasto giardino.
L’incontro con il fratello di Martha, la domestica, e poi la bellissima amicizia che ne nascerà sarà ciò che farà di Mary la salvatrice di un magnifico giardino rimasto segreto per ben dieci anni.
Ma non farà rinascere solo i bellissimi roseti, ma anche i sentimenti che suo zio non sapeva nemmeno di avere nei confronti dell’unico figlio.
Mary la bambina stizzosa e anaffettiva alla fine si rivelerà una persona capace di amare, di farsi amare e di mandare via la tristezza nei cuori degli altri.
Perché un bambino non può imparare ad amare se non ha mai conosciuto l’amore.
Il giardino segreto
di F. H. Burnett (266 pp.)
traduzione di Angela Restelli Fondelli