Circe – Eea. Così si chiama l’isola in cui vivo. Eea. Un suono, un’eco che avanza nel vuoto. Se allunghi le vocali, se moduli la voce, sembra il richiamo di un marinaio nel vento. … Ma è solo immaginazione. Qui non c’è anima viva, a parte me.

… Indicavo senza sbagliare chi gli era fedele e chi in odore di tradimento. Sapevo riconoscere la lealtà altrui. Di più: la sentivo.

Ero abituata a dare ordini e a incutere timore. Gli dei hanno sempre temuto il mio dono. Trasformare la natura in medicina è qualcosa che non conoscono e non possono controllare. È un privilegio che ho solo io. Usando i miei incantesimi sono in grado di salvare una vita o di reciderla con la stessa facilità con cui colgo le erbe all’alba, quando il loro potere terapeutico è all’apice. E sono più astuta della maggior parte dei divini olimpici. Mio padre lo sa, per questo mi ha esiliata. Anche lui, infine, mi teme.

Ma Dafne era Dafne. Definitiva, solitaria, cocciuta. Mi sfidava di continuo. E io non compresi l’ombra che le si addensava dentro. Non avevo tempo né pensieri per lei. Ero solo e unicamente concentrata su Ulisse.

 

Ifigenia – La figlia più amata. Io. Ifigenia. Colei che protegge chi nasce e chi vive.

Tenevo la testa bassa avvampando di vergogna. Mia madre non aveva il senso della misura. Nessuna donna poteva parlare in quel modo in pubblico. Ma lei, oh, lei sì. Appena le si presentava l’occasione, un passetto alla volta, forzava i suoi limiti. Lo faceva per sfidare mio padre, per umiliarlo davanti agli ospiti. Io non sarei mai stata come lei. Mai.

 

Dafne – Mi ero fidata di Circe, la maga divina, perché mi aveva accolta nella sua isola senza chiedermi nulla in cambio.

Quando sulla sua isola, la nostra isola, arrivò Ulisse, inaspettato e letale come Tanatos, Circe dimenticò la maga che era e diventò una donna qualsiasi. La luminosità che la circondava si affievolì e io assistetti senza poter far nulla alla sua disillusione.

… È così che crebbi convinta di non contare nulla per nessuno. … Il mio cuore era un pozzo nero di veleno e solitudine.

Si alzò il vento. Scese la notte. La luna mi illuminava con un’espressione aggrottata. Di nuovo ero stata respinta.

Ma nello stesso tempo l’attrazione che avevo provato per Leucippo mi aveva fatta sentire debole. Si, forse Armonia mi aveva salvata da quella malattia che si chiama amore, da quella servitù dell’anima che aveva trasformato la maga Circe in una donna qualsiasi.

 

Cassandra – Non si può comunicare se non c’è ascolto. È quanto imparai negli anni della fanciullezza che trascorsi al tempio.

Gli achei attraversarono il mare con mille navi gremite di guerrieri sanguinari. Non dico nulla di nuovo. È una storia, quella di Elena e Paride, cantata ormai in ogni parte del mondo. E la loro fuga romantica non rivestirebbe una particolare grandezza se non avesse coinvolto in un conflitto famelico due popoli potenti.

Paride ebbe diversi figli da lei, ma col passare degli anni la tradì con altre donne, come abitualmente fanno gli uomini. E quindi, infine, che cos’aveva di eccezionale il loro amore?

 

Questa versione rivisitata dei miti greci si presenta, già dal titolo, come il racconto di alcune donne che hanno scelto chi amare o non hanno ceduto all’amore da parte di un uomo per rimanere libere.

Leggendo il libro, però, nessuna delle donne narrate pare incline a rinunciare all’amore tanto meno alla propria liberà.

Circe si annulla al volere di Ulisse e smette di essere se stessa.

Ifigenia accetta di farsi immolare sull’altare per andare in soccorso a suo padre

Dafne ad un certo punto pare rimpiangere Leucippo che fino a poco prima che Armonia lo uccidesse lo aveva rifiutato, solo dopo morto però pare pentirsene. Ma, ad ogni modo, tiene fede alla sua promessa e pur di non cedere alle avance di Apollo, sfinita dopo una corsa ai margini del mondo, chiede aiuto alla madre dopo che il padre le ha detto chiaramente di cedere alla avance del dio Apollo e si è rifiutato di salvarla. In cambio della salvezza cede la sua vita facendosi trasformare in albero. Ma comunque pare pentirsene perché poco prima che la corteccia le avvolga il viso impedendole di parlare, chiede aiuto ad Apollo che atterrito dal potere di Gea glielo nega.

Cassandra si butta tra le braccia di Enea per essere se stessa ed essere salvata dalle fiamme che avvolgono Troia.

La storia, molto romanzata per come la conosciamo, di quattro donne dell’antica Grecia.

Libere – Circe e le altre di Sabina Colloredo, #Donne che hanno cercato, in ogni modo, di non piegarsi al volere di un uomo

Libere – Circe e le altre
di Sabina Colloredo
Rizzoli 2022 – 256 pp