“Crimes of the future” è l’ultimo film del regista canadese David Cronenberg interpretato da Viggo Mortensen, Léa Seydoux e Kristen Stewart. Girato sul finire del 2021, il film è stato presentato in anteprima internazionale alla 75esima edizione del Festival di Cannes e uscirà in Italia il 24 agosto 2022 per conto di Lucky red Distribuzione.
Il film si inscrive nel genere fantascientifico e horror, basato su una sceneggiatura originale e scritta unicamente dal regista stesso. Contrariamente a quanto si possa pensare, non è un remake dell’omonimo film uscito negli anni Settanta, sempre sotto la regia di Cronenberg.
Prologo e trama: esseri umani pluridotati.
Il film si apre con il primo piano di una nave rovesciata e prossima all’affondo, nei pressi di una riva. Mano a mano che l’inquadratura si allarga, compare un bambino che scava con un cucchiaio tra i ciottoli del mare. Improvvisamente, il richiamo di una voce femminile sposta l’inquadratura a un caseggiato dimesso: compare, quindi, una donna che tenta impedire al bambino di mangiare cose che non siano commestibili. Più tardi, però, quando il bambino è già rientrato a casa, la donna scopre che il piccolo ha mangiato un secchio di plastica e, spinta da un impeto di rabbia, lo soffoca con un cuscino. Immediatamente si costituisce, ma non dopo aver riferito il fatto al padre del bambino.
Ambientato in un futuro cupo e sull’orlo di una non meglio precisata crisi umanitaria, il film si concentra sulla storia dell’artista e performer Saul Tenser (Viggo Mortensen) che, insieme alla compagna Caprice (Léa Seydoux), allestisce degli “spettacoli” tanto agghiaccianti quanto sorprendenti in cui esibisce mutazioni inerenti gli organi del suo corpo. Tenser e Caprice si imbatteranno in due investigatori del National Organ Registry, ovvero Timlin (Kristen Stewart) e Lang Daughtery (Scott Speedman), i quali si sono messi sulle tracce di un misterioso gruppo di umani capaci di assimilare materiali come le plastiche.
Il film di Cronenberg è un chiaro riferimento all’attuale epoca dell’Antropocene in cui l’ordine naturale è ormai quasi interamente sottoposto al volere dell’essere umano, capace di modificare leggi che, per millenni, hanno sempre agito in modo autonomo rispetto alla presenza umana. Nel suo mondo immaginario, Cronenberg colloca individui del tutto simili a noi, con occhi, naso e bocca, braccia, gambe e piedi, dotati però di una sensibilità diversa. Anzi, una sensibilità che non esiste più perché la capacità di sopportare il dolore è stata eliminata. Lo stesso Tenser si sottopone a performances in cui la pratica chirurgica di installare, rimuovere e addirittura tatuare degli organi non implica alcun tipo di sofferenza, costituendo anzi una nuova forma di “eccitazione” sessuale per gli spettatori.
Non mancano riferimenti all’involuzione della fisicità, sempre più meccanica e tendente a un’ideale di giovinezza perpetua, e alle forze di polizia, capaci di penetrare il tessuto sociale a scapito dei comuni cittadini per impedire alle sperimentazioni “artistiche” di suggestionare le masse.
Un cast stellare e multigenerazionale.
Benché i film fantascientifici possano costituire un impedimento alla comprensione di scenari alternativi, caratterizzati da proprie logiche e basati su codici non immediatamente riconducibili al mondo reale, “Crimes of the future” vanta numerosi pregi. Oltre alla già citata comunanza con l’Antropocene e i problemi sociali attuali più scottanti, che vedono l’arte e le libertà individuali scontrarsi con i tentativi di repressione o manipolazione, è necessario un richiamo alla colonna portante del film, ovvero il suo cast artistico.
Cominciamo con l’ex Bella della saga di Twilight Kristen Stewart. L’apparizione nella saga affianco all’ex fidanzato Robert Pattinson l’ha resa nota a un pubblico prevalentemente adolescenziale, ma non per questo ne ha offuscato le doti recitative, già ampiamente consolidate nel periodo pre-Twilight e successivamente esplose in collaborazioni importanti come quella con Woody Allen in “Café society” o con Pablo Larraìn in “Spencer”, uscito all’inizio di quest’anno. Affrontando quindi una vasta gamma di generi e destreggiandosi tra i personaggi più accattivanti, l’attrice nata nel 1990 ha saputo ritagliarsi un posto nello star system quanto prima, a dispetto di chi la riteneva incapace di applicare più di un’espressione facciale.
Ugualmente accattivante è stata l’ascesa dell’europea Léa Seydoux, nota ai più per la sua parte ne “La vita di Adele”, affianco alla collega Adèle Exarchopoulos. I più accaniti cinefili la ricorderanno però soprattutto per la sua breve apparizione nel celeberrimo “Bastardi senza gloria”, in quella che è ritenuta una delle scene più emotivamente elettrizzanti del Cinema. Léa infatti era una delle giovani figlie del signore ebreo che nascondeva la famiglia, poi massacrata dai nazisti, della protagonista Shosanna Dreyfus. Da quei primi esordi sono poi seguiti altri grandi successi, come “Spectre” e “No time to die” al fianco dell’agente 007 Daniel Craig, fino al recente “The French Dispatch” firmato Wes Anderson.
Infine, non può essere omesso il nome di Viggo Mortensen, uno di quegli attori poliedrici e dal passato altamente vissuto, come l’infanzia trascorsa a cavallo tra il Venezuela, la Danimarca (suo padre è danese) e l’Argentina. Dopo un esordio al cinema nel 1985 in Witness – Il testimone di Peter Weir, ottiene ruoli via via sempre più importanti, lavorando al fianco di attrici sex symbol come Sandra Bullock, Demi Moore e Gwyneth Paltrow. La consacrazione definitiva arriva però nel 2001, quando il regista neozelandese Peter Jackson lo sceglie per interpretare Aragorn nella trilogia de Il Signore degli Anelli. Mortensen ha esordito alla regia nel 2020 con Falling.
Vorrebbe avere una conversazione con Audrey Hepburn, ma si accontenterà di sognarla guardando i suoi film.
Ama leggere: legge qualsiasi cosa scritta su qualsiasi superficie materiale e, se la trova particolarmente attraente, la ricopia subito senza pensarci troppo.
E fu così che iniziò millemila quaderni delle citazioni sparpagliati tutti sulla sua scrivania in disordine.