Crudele, estremo, esplicito, scioccante, talvolta rivoltante. Può un film che condanna il sensazionalismo essere sensazionalista a sua volta? Questa è solo una delle tante questioni che Cannibal Holocaust, diretto nel 1980 dal compianto Ruggero Deodato, riesce a sollevare ancora oggi. In epoca di profili, leak, fake news, challenge e stories, ora che un certo tipo di esaltazione di sé è alla portata di tutti, il quesito è aperto più che mai.
Anticipatore dell’horror finto-documentario odierno – il found footage, da The Blair Witch Project a The Visit di M. Night Shyamalan, passando per Rec – La paura in diretta, Cloverfield e Paranormal Activity – e di tutto un modo di narrare per immagini “trovate”, Cannibal Holocaust resta un titolo cruciale nella storia del cinema e del suo linguaggio, un film maledetto o da maledire per come unisce orrore e realismo, tortura e morale, brutalità e etica.
Il film è infatti diviso tra una prima metà d’avventura e una seconda costituita dalle immagini realizzate in 16mm da quattro esaltati e spregiudicati documentaristi tra gli indigeni della foresta amazzonica, intenti a creare momenti sconcertanti per il loro film, finendo con il causare un’escalation di violenza.
Qui la crudeltà delle immagini, dei pensieri e delle intenzioni, rimescolati con furore e frenesia dallo stile di Deodato e dalle musiche di Riz Ortolani, divise tra sperimentali e melodrammatiche, rendono Cannibal Holocaust un punto di non ritorno, un inferno capace di unire voyeurismo e sofferenza.
Un tilt di sensazioni realizzato secondo un modello attualmente inconcepibile, la cui sfrontata e grezza sincerità rimane ineguagliata e irreplicabile. Tra il vero e il falso, il ricostruito e il rubato, Cannibal Holocaust con il suo realismo mette a nudo la perversione, andando oltre il semplice horror e la mera oscenità.
All’epoca dell’uscita venne censurato in 23 Paesi nel mondo, mentre in altri ebbe un enorme successo (in Giappone fu il secondo maggiore incasso del 1982, dietro a E.T.). In Italia i tagli, gli scandali e le ben documentate vicissitudini giudiziarie ne decretarono il flop, rendendolo poi tabù per anni. Al contempo il film divenne punto di riferimento per registi come Oliver Stone, Eli Roth e Nicolas Winding Refn che lo definisce come uno dei film da cui ha «rubato tutto il possibile, sia visivamente che tecnicamente».
Cannibal Holocaust arriverà nei cinema il 21 agosto restaurato in 4K e in versione assolutamente integrale, distribuito da Cat People e grazie alla F.D. Cinematografica di Alessandro e Luca Palaggi. Il Ministero della Cultura lo ha decretato nuovamente vietato ai minori di 18 anni (16 se accompagnati da un adulto) per violenza, sesso, uso di armi, alcol e droghe, turpiloquio e incitamento all’odio: tutti i contenuti sensibili al loro massimo. Ancora oggi Cannibal Holocaust è un film che porta all’estremo il concetto di “civiltà” da qualsiasi versante la si voglia considerare, ma proprio Deodato sarà tra i registi omaggiati alla prossima Mostra del Cinema di Venezia.
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