Gran premio della giuria al 72° festival del cinema di Venezia e nominato come miglior film d’animazione all’88ª edizione degli oscar, Anomalisa è il frutto di una collaborazione tra Kaufman e Johnson, un film che non ha nulla a che fare con il mondo dei bambini.

Michael è uno scrittore e motivatore. Con i consigli del suo libro “Come posso aiutarti ad aiutarli?” ogni azienda è in grado di aumentare la propria produttività. Se la carriera di Michael è in ascesa, la sua vita privata va a picco; è nel pieno di una crisi esistenziale. Famiglia, estranei, una donna del passato, tutti ci vengono presentati con la stessa voce maschile, anonima e sintetica. La svolta si presenta con Lisa, una timida ragazza conosciuta durante un viaggio di lavoro a Cincinnati. Lisa è una sua grande ammiratrice che, con la sua voce femminile, unica per tutto il film, crea una falla, un’anomalia nel mondo di Michael, uno schizzo di colore su un nastro grigio monocromatico. Michael con Lisa riscopre la vita, il bello del sentire una voce umana, almeno per una notte. Dopo un brutto sogno, l’ossessionato protagonista perde la sua anomalia mischiandola con tutto il resto, con quel mondo monocorde. Dopo le importanti promesse gettate nel nulla, Michael torna dalla sua famiglia, circondato dalle solite voci maschili e indistinguibili.

Il grigio mondo di Michael proviene da Michael stesso, dalle sue idiosincrasie, dalle sue fisime, dal suo voler programmare gli altri. Desidera sconvolgimenti ma, una volta sconvolto, torna a forzare la sua storia affinché torni nel suo grigiore di fondo. In tutto ciò si cela la controversia e il paradosso di un manipolatore che non è in grado di capire cosa desidera. Il mondo intero è per lui un’unica creatura multiforme, che muta in tutto ciò che interagisce con lui, perseguitandolo.

Il sodalizio tra Kaufman e Johnson ha prodotto una buona idea ma non un ottimo film. Anomalisa è umanità, ancor prima è de-umanizzazione delle immagini. Sagome e burattini sono i protagonisti di questa pellicola, mossi con tecnica e meticolosità. Ma il semplice “come” per una storia come questa non può bastare. Ottimi i modi, meno il resto.

Un film criptico che si lascia facilmente codificare e spiegare.

Spesso didascalico, sciatto in alcuni tratti, poco originale, salvato dal composto accettabile che fa emergere in superficie. Al suo interno Anomalisa non ha la profondità e soprattutto l’acutezza che Kaufman ha raggiunto con Synecdoche, New York e ogni altra sceneggiatura di suo pugno.

Non un fallimento quindi, ma una prova di sufficienza premiata con il gran premio della giuria a Venezia. Come per il film, anche in questo caso tralasciamo il come, mentre c’è da chiedersi il perché.