Cosa accade quando lo spettatore diventa protagonista?
Da pochi giorni a Milano è stata inaugurata a Palazzo Reale la mostra “Nel teatro dell’arte”, una serie di scatti del giornalista, scrittore e fotografo Roberto Cotroneo che indaga sul rapporto tra pubblico e opera. Frutto del libro “Genius Loci”, questo progetto ribalta le prospettive di chi osserva e di chi è osservato attraverso una ricerca durata cinque anni in vari musei tra Roma e Milano. Curata da Denis Curti, promossa dal comune di Milano/Cultura, Palazzo Reale e organizzata da Civita Mostre e Musei, l’esposizione gratuita è allestita nell’Appartamento dei Principi fino al 29 marzo.
Gente che cammina e gente che osserva, che chiacchiera o che fotografa, gente in posa o ignara, che si ama o è distratta, questo è il pubblico osservante che negli scatti di Cotroneo diventa protagonista della scena.
Tra le prime cose di cui ho dovuto prendere atto è che nel teatro dell’arte la scena non è quella dell’opera ma del pubblico […] Così c’è un museo che si fa palcoscenico, i visitatori diventano attori.”
La prima foto è di una donna che come su un palco emerge dall’ombra in un cono di luce mentre osserva un quadro; più avanti una famiglia di bianco vestita rimira altrettanto bianche e antiche statue che a loro volta paiono godersi lo spettacolo; e due visitatori chiacchierano tra sculture antiche atteggiate a direttori di scena. Immagini che ci introducono al ribaltamento di ruoli dove le opere si fanno sfondo scenografico rendendo protagonisti gli spettatori. L’obiettivo è infatti puntato sul visitatore a volte in primo piano mentre altre è defilato, di passaggio, si intravede in un angolo, e l’opera pare per un momento riacquistare il suo primato; in realtà spesso entrambi si fondono diventando un unico interscambiabile protagonista a uso dell’obiettivo fotografico. Proseguendo, ecco una perfetta costruzione teatrale: una ragazza in cappotto giallo fotografa un quadro con il suo telefono ignara di essere diventata soggetto, dietro di lei le opere si trasformano in impeccabili oggetti di scena e sul fondo una statua fa da co-protagonista.
Queste sono fotografie che aspetti […] come si aspetta che una storia arrivi al momento chiave. Aspetti che un visitatore si presenti davanti a un’opera. Ti chiedi come lo farà, e in che modo si fermerà davanti a un dipinto […]”
Eppure c’è anche qualcuno messo in posa, alcuni scatti ritraggono quelli che sembrano giovani studenti d’arte che, confusi con l’opera, diventano osservatori di chi osserva creando un gioco di rimandi tra quadro, visitatore e obiettivo. E poi l’ombra di un volto che appare sui muri di una chiesa; persone radunate sotto a un piccolo quadro mentre una statua severa fa da sentinella; una donna osserva un dipinto di Botero di cui sembra far parte; immagini queste che arrivano dagli scatti in musei e gallerie romane. Di Milano, invece, ci sono le foto che ritraggono il pubblico di Brera avvolto in sfondi blu e rossi, dove dettagli spiccano dal buio in selezionate zone di luce e, tra le volte del Castello Sforzesco, due donne camminano in un’atipica atmosfera arabeggiante; poi c’è chi si auto-immortala vicino alle opere della fondazione Prada e chi sorpreso in uno scatto dall’alto diventa attore sul palco di Piazza Duomo.
Cotroneo ha voluto poeticamente “raccontare l’emozione dell’arte” ma ne è uscito anche uno spaccato della nostra contemporaneità. Tecnologia e media ci permettono un continuo scambio di ruoli assecondando il nostro voler essere impazienti protagonisti, e forse l’arte ne ha perso di solennità. Sorge inevitabile la domanda di chi sia alla fine pubblico e chi opera, chi osservatore e chi osservato.
Dal mare sono approdata a Milano ormai 15 anni fa, la frenetica città è diventata così culla della mia formazione mentre le radici rimangono piantate tra salsedine e pini marittimi, in equilibrio nostalgico tra passato e presente.
Da sempre proiettata verso l’esigenza di esprimermi in maniera creativa, ho deciso di assecondare questa tendenza e studiare arte e poi moda, per poi scoprire che la cosiddetta “creatività” è applicabile a ogni ambito dell’esistenza, quando parliamo col vicino di casa, andiamo a far la spesa o ci si intasa il lavandino, quando cuciniamo per dieci persone con due ingredienti nel frigo o cerchiamo di far quadrare i conti alla fine del mese.
Come un’ape in cerca del polline vago tra i miei molteplici interessi, alcuni sfumati nello scorrere degli anni e altri ancora in auge. Tra i fiori verso cui attingo al momento ci sono i libri, lo swing, la pittura, il vino e il cibo, il teatro, lo studio dello yoga e di uno stile di vita più “umano”. La scrittura, invece, è rimasta costante della mia vita.
Scrivo da quando ho iniziato a dare senso compiuto alle parole, inizialmente per istinto e necessità e poi per passione, prediligendo in assoluto il gesto postumo di correggere per cento e più volte il testo battuto di getto sulla tastiera. Sono incuriosita da tutto ciò che è comunicazione (compreso il silenzio), quel ponte tra noi e il mondo ultimamente troppo sottovalutato.