Il Corriere del Mezzogiorno apre oggi con la notizia “Napoli: in fiamme la Venere degli stracci, l’opera di Pistoletto. L’ipotesi del rogo doloso”.
Oramai sappiamo che la storia è come una ruota che gira, parliamo delle varie biblioclastie perpetrate in tutti gli angoli del globo nei millenni, la più recente distruzione dei Buddha di Bamiyan del 2001 e tante altre follie all’ordine del giorno (dalle quali anche gli attivisti di Nuova Generazione non sono esimi).
Ma non c’è mai un buon motivo di distruggere l’arte. Forse è solo che non la si è compresa.
Cerchiamo quindi oggi di conoscere e capire un po’ meglio Michelangelo Pistoletto.
Nel panorama dell’arte contemporanea, Michelangelo Pistoletto emerge come una figura fondamentale. Artista eclettico e visionario, Pistoletto ha lasciato un’impronta indelebile attraverso le sue opere cariche di significato e profonda riflessione. Attraverso l’utilizzo di specchi e materiali quotidiani, ha saputo trasformare l’arte in un linguaggio universale, capace di connettere l’individuo con il mondo che lo circonda.
La “Vergine degli stracci”
Tra le opere più famose e significative di Michelangelo Pistoletto, spicca la “Vergine degli Stracci”, che rappresenta un’importante figura nell’ambito dell’arte povera degli anni Sessanta e Settanta.
Michelangelo Pistoletto è considerato uno dei maestri dell’arte povera, un movimento artistico che si sviluppò tra il 1967 e il 1972. Per gli artisti dell’arte povera, l’aspetto concettuale era essenziale e l’arte tradizionale come la pittura e la scultura veniva messa in secondo piano. L’arte povera rappresentava un modo di affrontare il contesto storico e sociale attraverso l’uso di materiali poveri e oggetti comuni. Pistoletto, in linea con questa visione, utilizzò materiali come gli stracci e gli abiti usati per esprimere il suo concetto poetico e per creare un confronto tra concetti contrapposti.
La “Vergine degli Stracci” consiste in una statua di Venere, la dea romana dell’amore, rivolta verso un cumulo di stracci a forma di igloo. La Venere classica è posizionata in modo che gli osservatori non possano vedere la sua parte anteriore a causa degli abiti che la circondano.
Pistoletto utilizzò la figura di Venere per richiamare la tradizione classica dell’arte italiana, ma con un tocco ironico. Accostando la Venere ideale e ordinata al cumulo disordinato di abiti dismessi, l’artista creò un contrasto tra l’idea di bellezza tradizionale e l’aspetto più reale e trascurato della vita quotidiana. Questo accostamento di oggetti in disuso permetteva a Pistoletto di esplorare concetti opposti come l’ordine e il disordine, la bellezza ideale e quella imperfetta, il valore culturale e la banalità quotidiana.
La Venere originale, intitolata “Venere con mela”, fu realizzata nel 1805 dallo scultore neoclassico danese Bertel Thorvaldsen ed è attualmente esposta presso il Museo del Louvre a Parigi. La prima versione della “Venere degli Stracci” fu creata da Pistoletto nel 1967 e si trova presso la Fondazione Pistoletto a Biella. Nel corso degli anni, l’artista ha realizzato diverse installazioni in importanti musei di tutto il mondo. Ad esempio, una copia dell’opera è esposta presso il Museo di Arte Contemporanea di Rivoli, in provincia di Torino, mentre un’altra si trova alla Tate Gallery di Liverpool.
Pistoletto ha sperimentato diverse versioni della “Venere degli Stracci” utilizzando materiali diversi. Nella prima versione del 1967, la scultura era realizzata in cemento e successivamente ricoperta di una vernice contenente polvere di mica per rendere la superficie brillante. L’artista ha anche utilizzato calchi in gesso per creare ulteriori versioni dell’opera. Alcune di queste versioni sono ospitate in collezioni private, come la collezione De Bernardi di Napoli, una collezione in Germania e la collezione Giuliana e Tommaso Separi di Milano. Altre versioni, realizzate successivamente, sono state create con materiali come l’oro e il marmo.
La “Venere degli Stracci” di Pistoletto è un’espressione di critica sociale, ironia e riflessione sulla bellezza ideale, mescolando la tradizione classica con la realtà contemporanea. Quest’opera è un esempio significativo del talento e dell’inventiva di Pistoletto, che ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte contemporanea.
Un’altra opera iconica di Pistoletto è il “Terzo Paradiso”. Questo simbolo, rappresentato da un infinito formato dalla fusione di due cerchi, unisce la natura e la tecnologia, il passato e il futuro, l’individuo e la collettività. Il Terzo Paradiso invita a una riflessione profonda sulle sfide che l’umanità affronta nel mondo contemporaneo, come la crisi ecologica e la ricerca di un equilibrio tra progresso e sostenibilità. Quest’opera è stata esposta in diversi luoghi simbolici, tra cui la Biennale di Venezia e il Louvre di Parigi, suscitando dibattiti e stimolando una riflessione globale sulla nostra responsabilità collettiva.
Un aspetto distintivo dell’opera di Pistoletto è l’uso degli specchi come elemento centrale delle sue creazioni. Attraverso questa tecnica, l’artista mette in discussione l’idea tradizionale dell’opera d’arte come oggetto isolato, invitando il pubblico a interagire con le sue creazioni e a riflettere su se stessi e sul proprio ruolo nella società. Le opere specchianti di Pistoletto creano uno spazio di dialogo e di connessione tra l’opera e lo spettatore, generando un’esperienza unica e coinvolgente.
Le opere di Pistoletto sono esposte in numerose sedi internazionali, tra cui importanti musei e istituzioni d’arte. Oltre al MoMA di New York e al Louvre di Parigi, sono visibili presso il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma, il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma e la Galleria d’Arte Moderna di Torino, solo per citarne alcune. Queste sedi rappresentano spazi privilegiati per l’incontro con le sue opere e per immergersi nell’universo artistico di Pistoletto.
Michelangelo Pistoletto ha segnato la storia dell’arte contemporanea con la sua visione unica e provocatoria. La sua influenza si estende oltre il campo artistico, raggiungendo il cuore di una riflessione più ampia sulla nostra esistenza e sul futuro dell’umanità.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.