Milano vuole far conoscere al suo pubblico l’arte e le espressioni più comuni degli anni ’60, con “BOOM 60! Era arte moderna” in mostra fino al 12 marzo 2017 al Museo del Novecento, sito nel Palazzo dell’Arengario affacciato su Piazza del Duomo.
La fine del Novecento è il momento delle grandi scoperte scientifiche e dell’entusiasmo del Boom economico, dove si sono appena scoperti i mezzi di comunicazione e la psicologia che vi è dietro; è il momento in cui si raggiungono nuovi orizzonti, come il lancio sulla Luna.
Questo entusiasmo si riversa anche nell’arte di cui a Milano è custode il palazzo del Novecento, che ospita numerosi esempi della produzione artistica di questo prolifico periodo: quadri, statue, serigrafie ed oggettistica.
La mostra è un completamento, mediante le riviste più emblematiche, “Oggi” e “Panorama”, che sono l’espressione di una nuova arte e approccio alla vita, completamente diverso rispetto a prima.
150 opere che vogliono essere un approfondimento delle tecniche artistiche di un secolo e un espressione di mentalità comune. Un filone artistico, simbolo del 1900, è l’Astrattismo che crea un nuovo rapporto con lo spazio e la concezione dell’arte, nella mostra si sviluppa con artisti del calibro di Capogrossi. Inoltre fanno capolino anche opere di Picasso “l’immortale dal vivo”, Fontana, Dalì e De Chirico.
La mostra permette allo spettatore di approcciare con la mentalità di oggi con quella del secolo scorso, attraverso opere che nel gusto di oggi possono sembrare particolari e anche immotivate, ma che se calate nel contesto storico in cui sono nate assumono un fascino “vintage”; tutto questo grazie all’allestimento degli specchi che accompagna tutta la mostra, in cui il pubblico osserva la mostra e allo stesso tempo anche se stesso, grazie al quale riflettere su sé stesso e sul cambiamento avvenuto nella società.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.