La prima mostra postuma di uno degli artisti contemporanei più amati dal pubblico, una collezione che suona oggi come un vero e proprio testamento spirituale.
Fernando Botero è uno dei grandi maestri della contemporaneità: pittore, scultore e disegnatore. Il suo stile inconfondibile lo ha collocato di diritto tra i più importanti artisti che portano avanti la tradizione pittorica nel XX e XXI secolo.
A ventiquattro anni Botero dipinge una natura morta con mandolino. In quell’occasione, per la prima volta, l’artista colombiano enfatizza uno degli elementi ritratti aumentandone le dimensioni come mai si era visto prima. Passa poco tempo perché lo stesso trattamento venga applicato anche ai corpi umani, oltre che agli oggetti, creando uno stile che è divenuto un vero e proprio marchio di fabbrica. Botero non dipinge corpi grassi ma, come lui stesso dichiara, dipinge volumi.
Da allora Botero costruisce mondi sensuali, popolati di personaggi ricchi di un piacere immenso e felice, attraverso quell’abbondanza tranquilla e suntuosa delle forme che trova la sua maturità verso la fine degli anni ‘70. Il suo lavoro si pone nel solco della grande tradizione pittorica occidentale, attraverso omaggi, reinvenzioni, citazioni ma anche nell’approccio formale e nelle tematiche. Tra i riferimenti che Botero interpreta in modo amplificativo – mai semplicemente imitativo – le opere di Paolo Uccello, Peter Paul Rubens, Diego Velázquez, Paul Cézanne e Pablo Picasso.
Botero è fondamentalmente un artista che pensa attraverso la pittura. Esistono molteplici livelli di lettura e interpretazione della sua opera. Questo aspetto del suo lavoro ricompare nella serie della Via Crucis, sessanta opere tra oli e disegni preparatori che mettono a nudo e svelano uno degli aspetti più intimi e privati del Maestro: il suo rapporto con l’eterno e la religione.
Via Crucis. La Passione di Cristo è un ciclo di opere realizzate da Fernando Botero tra il 2010 e il 2011. Nella serie, composta da 27 olii e 33 opere su carta, emerge la tematica religiosa, molto importante per il pittore. Tematica tra l’altro vicina al maestro sin dalla sua prima infanzia trascorsa in quella Colombia così ricca di immagini devozionali – tanto nell’ambito pubblico che in quello privato – e pratiche religiose profondamente radicate nella cultura e nell’iconografia.
I colori e le forme morbide – al tempo stesso tanto concrete – tipici dell’opera di Botero vengono però in questa serie attraversate da uno sconvolgimento in cui dolore e tragedia si mescolano, esaltando il linguaggio figurativo che caratterizza l’artista colombiano.
Queste opere, nelle quali il dramma fa la propria incursione, sono un’evoluzione ed un arricchimento del corpus di Botero. Il tono ironico che permea di solito le sue opere viene qui sostituito da quello della pietas per portare il visitatore a riflettere sulla poesia, il dramma e la potenza rappresentati della Passione di Cristo.
Questa mostra è arrivata al cuore di Medellín, città natale di Botero, durante la settimana di Pasqua del 2012, per i festeggiamenti per gli ottant’anni di vita dell’artista. In quell’occasione il pittore ha deciso di donare la serie al Museo di Antioquia che oggi la presenta per la prima volta postuma alla recentissima morte del Maestro.
La mostra prodotta da Next Exhibition, in collaborazione con Associazione Culturale Dreams, con curatela di Glocal Project e ONO arte, è anche un’occasione per mettere in dialogo due importanti sedi museali internazionali: il Museo di Antioquia – da cui proviene la collezione – e il Museo della Permanente, da sempre snodo culturale unico nel suo genere, punto d’incontro prediletto da artisti, mercanti e uomini di cultura.
FOCUS ON “Via Crucis”
La tematica religiosa è spesso presente nel lavoro di Botero. Già nel 1969, quaranta anni prima del ciclo presentato in mostra, l’artista colombiano aveva realizzato un trittico da titolo “Via Crucis” dove Cristo è rappresentato con gli occhi chiusi, in posizione eretta, sceso dalla croce e con le mani in posizione benedicente. Soprattutto è rappresentato avvolto da una calma serena.
Il confronto con “Via Crucis. La Passione di Cristo” non potrebbe essere più diverso: le stazioni realizzate nel 2010 continuano a mostrare le forme opulente e i colori delicati cifra di Botero ma al tempo stesso metto in scena il dramma della morte di Cristo, che viene rappresentato in modo indifeso e vulnerabile, suscitando una pena indicibile nel vederlo vilipeso e oltraggiato, ferito e crocifisso.
Per capire da cosa deriva questo pathos che improvvisamente permea, nell’età della maturità, il lavoro di Botero, dobbiamo contestualizzare questo ciclo con due precedenti, ossia “Violencia in Colombia” e “Abu Ghraib”, rispettivamente del 2001 e del 2005: in questi due serie di lavori il dramma è insito nella violenza delle scene rappresentate.
Nel primo appare evidente la partecipazione dell’artista alla tragedia del suo paese – sconvolto da decenni da un conflitto aspro come una guerra civile – la sua sensibilità umana si ribella alle violazioni dei diritti umani in un soprassalto di patriottismo. Nel secondo l’artista si schiera apertamente contro le violenze alle quali l’esercito americano ha sottoposto i prigionieri del carcere di Abu Ghraib, in Iraq. In questi lavori è evidente come le forme e i colori tipici del lavoro di Botero, il suo talvolta vituperato manierismo, contribuiscano in realtà ad un più intenso coinvolgimento con le immagini.
Allo stesso modo in “Via Crucis. La Passione di Cristo” il dolore di Gesù non può sfuggire allo spettatore che si trova anche ad assistere una sorta di distopia che aggiunge un ulteriore livello di lettura al ciclo. Il corpo di Cristo è martoriato, non il corpo di una divinità ma il corpo di un uomo che soffre per mano di altri uomini: alcuni di questi, tra l’altro, invece di essere soldati romani indossano divise militari contemporanee. E ancora personaggi come Simone o Veronica sono raffigurati in abiti moderni. Da ultimo le case che fanno da sfondo alle diverse stazioni ricordano di più quelle del Sud America che quelle di Gerusalemme, mentre alle spalle della crocefissione troviamo uno skyline che tanto assomiglia a quello di New York.
Viene naturale quindi pensare che “Via Crucis. La Passione di Cristo” sia un ciclo che sì richiama la grande tradizione religiosa tipica sia della Colombia che della Storia dell’Arte – due aspetti onnipresenti nel corpus di Botero – ma che al tempo stesso apre ad una più profonda riflessione dell’artista sulle violenze e le ingiustizie sociali.
BOTERO | Via Crucis
23 novembre – 4 febbraio 2024
Museo della Permanente
Via Filippo Turati, 34
No#News Magazine è il periodico dell’ozio, non nell’accezione oblomoviana del temine, ma piuttosto in quella dell’Antica Roma dell’otium, ovvero del tempo (libero) da impiegare in attività di accrescimento personale. L’ozio, quale uso ponderato del tempo.
Una luogo di analisi e dibattito (senza essere troppo pomposi) sulle numerose sfaccettature e forme che la cultura può assumere e della pienezza di emozioni che questa può dare.
Una rivista che osserva e narra il fermento delle “nove arti” e che indaga la società odierna al fine di fornire approfondimenti meditati e di lungo respiro.