Alfredo Castelli è nato a Milano nel 1947 e ha trascorso l’infanzia durante gli anni della ricostruzione post-bellica, caratterizzati da un forte ottimismo e dalla voglia di sfruttare al massimo la fantasia, nonostante la povertà dell’epoca. A quei tempi, i film si potevano vedere solo al cinema, ma c’erano molti fumetti, anche se i genitori di Castelli ritenevano che fossero diseducativi e gli permettevano solo di leggere il Corriere dei Piccoli. Tuttavia, il giovane Castelli riusciva a divorare molti libri e rimase affascinato dall’arte dell’animazione, sognando di diventare un Disney italiano, ma presto capì che quella strada non faceva per lui.
Fu il libro “I fumetti” di Carlo Della Corte a stimolare la passione di Castelli per il mondo dei fumetti e a farlo decidere di intraprendere la carriera di cartoonist. Dopo alcuni tentativi non andati a buon fine, come la parodia di Superman intitolata Superdan, Castelli ottenne il suo primo successo con Scheletrino, un personaggio nato come comprimario di una serie di mostri intitolata Cattiverius Junior e pubblicato come appendice a Diabolik a partire dal gennaio 1965. Tuttavia, rivedendo le sue semplici storie, Castelli decise di dedicarsi alle sceneggiature e di lasciare il disegno.
Nel 1967, insieme all’amico Paolo Sala, fondò la prima fanzine italiana, Comics Club 104, e iniziò a lavorare come soggettista per numerosi personaggi umoristici come Cucciolo, Kolosso e Pedrito El Drito. L’anno successivo, insieme a Mario Gomboli e Marco Baratelli, creò TILT, una rivista ispirata alla famosa pubblicazione statunitense MAD, celebre per le geniali parodie di fumetti, film e programmi televisivi. In mostra sono presenti tutti i rari numeri di Comics Club 104, due copertine originali e due tavole di TILT, tra cui una divertente parodia di Diabolik intitolata Diabetik.
Castelli ha collaborato con la rivista Psyco, dove insieme a Marco Baratelli ha scritto “Van Helsing”, un fumetto che ha come antagonista lo storico nemico di Dracula, disegnato da Carlo Peroni. Inoltre, ha fondato la rivista Horror insieme a Pier Carpi, interamente dedicata all’orrore e al soprannaturale, pubblicata dall’editore Gino Sansoni. Su questa rivista, alcuni dei più importanti autori italiani hanno trovato finalmente uno spazio. Qui è uscita anche Zio Boris, una striscia comica di ambientazione horror. La mostra presenterà tavole e numeri di queste pubblicazioni.
Successivamente, nel 1972, Zio Boris è riapparso sul Corriere dei Ragazzi, un “settimanale irripetibile” che ha offerto una delle più ricche e interessanti proposte di rivista e di “giornalismo a fumetti” per ragazzi. Castelli faceva parte della redazione di questa pubblicazione ed era uno dei principali sceneggiatori, insieme al giornalista e autore Mino Milani. Su quelle pagine, Castelli ha trasformato TILT in una rubrica demenziale, collaborando con Bonvi e Daniele Fagarazzi, e ha creato l’indimenticabile Omino Bufo, una striscia disegnata in modo approssimativo e piena di umorismo demenziale, che è rimasta nel cuore di generazioni di lettori. Ancora, con i disegni di Sergio Zaniboni, Castelli ha inventato Gli Aristocratici, un gruppo di impeccabili ladri gentiluomini inglesi. La mostra presenterà strisce originali di Zio Boris, studi preparatori e illustrazioni degli Aristocratici, oltre a una selezione di numeri del mitico Corriere dei Ragazzi.
Negli stessi anni, Castelli ha scritto molte storie per un’altra importante testata per ragazzi, Il Giornalino, e la mostra segnalerà gli schizzi-layout della storia “Una discesa nel Maelstrom”, tratta dal racconto di Edgar Allan Poe, poi disegnata da Franco Caprioli.
Nel 1975, Castelli ha scritto “Un fascio di bombe” insieme a Mario Gomboli e con i disegni di Milo Manara, un’importante esempio di fumetto giornalistico pubblicato originariamente dal PSI. Questa storia racconta la strage di Piazza Fontana a Milano e l’inizio della “strategia della tensione” che ha insanguinato il Paese.
Nel 1983, Alfredo Castelli e Silver (Guido Silvestri, creatore di Lupo Alberto) assunsero la direzione della rivista Eureka, ideata nel 1967 da Luciano Secchi (in arte Max Bunker). La rivista fu rinnovata da Castelli e Silver con una serie di numeri monografici, e il primo numero della loro gestione presentò “Come si diventa autore di fumetti”, un utile prontuario per chi vuole avvicinarsi alla professione o è curioso di sbirciare dietro le quinte della Nona Arte.
Castelli, sempre attento alle novità del fumetto internazionale, aveva curato nel 1966 il famoso Blue Book, il catalogo dei personaggi del King Features Syndicate statunitense, in lingua italiana, per l’agenzia Opera Mundi. Inoltre, era stato tra i primi in Italia a parlare dei manga e delle serie animate giapponesi, curando un catalogo in lingua inglese per l’importante casa editrice giapponese Kodansha. La mostra presentava anche alcune pagine di un progetto che si proponeva di adattare in forma di manga celebri opere liriche italiane.
Una parte importante della mostra era dedicata a Martin Mystère, la creatura più importante e famosa di Alfredo Castelli, disegnato soprattutto da Giancarlo Alessandrini e pubblicato a partire dal 1982 dall’editore Sergio Bonelli (e oggi dalla Sergio Bonelli Editore). Martin Mystère aveva recentemente tagliato il traguardo dei 40 anni e tra poco festeggerà i 400 numeri. La lunga gestazione del personaggio ha inizio con un Allan Quatermain, ispirato ai romanzi di H. Rider Haggard, che non fu pubblicato dal Giornalino, ma comparve nel 1978 in due soli numeri di Supergulp!, settimanale a fumetti nato sulla scia della celebre trasmissione televisiva. In mostra, per la prima volta, furono presentate le tavole inedite disegnate da Fabrizio Busticchi per quella storia iniziata ma mai completata!
In seguito, Castelli riprese Quatermain insieme a Sergio Zaniboni per una possibile pubblicazione sul settimanale tedesco Zack, ma il progetto non andò in porto. Quatermain subì ulteriori cambiamenti e divenne Martin Mystère. Il personaggio venne accettato da Sergio Bonelli e presentato alla Fiera del libro di Bologna con il nome di Doc Robinson, ma alla fine tornò a chiamarsi definitivamente Martin Mystère.
La mostra su Martin Mystère esplora diversi aspetti meno noti del “detective dell’impossibile”. Tra le curiosità presenti, vengono mostrati gli studi sulle armi di Murchadna, la pistola a raggi di Martin, le planimetrie dell’appartamento di New York e le prime tavole di prova di Giancarlo Alessandrini, dove compare per la prima volta la Ferrari che guida il protagonista e l’arcinemico Sergej Orloff, insieme alla copertina realizzata per la fanzine WOW ma rimasta inedita. La mostra include anche tavole di Alessandrini tratte dai primi numeri della serie e l’albo speciale “Il mistero delle nuvole parlanti” del 1996, in cui Martin rende omaggio ai grandi eroi dei comics con i disegni di autori come Luciano Bottaro, Lucio Filippucci e Michele Pepe.
Inoltre, la mostra offre una timeline che ripercorre visivamente l’intera carriera di Alfredo Castelli e uno spazio dedicato a ritratti e caricature realizzate da artisti come Graziano Origa, Daniele Caluri e Lola Airaghi. La mostra è arricchita e completata dai materiali della Fondazione Franco Fossati e dagli archivi privati di Alfredo Castelli, tra cui pubblicazioni originali, videogiochi, DVD, il computer Mac di Martin Mystère e libri scritti dall’autore, che spaziano dalle uniformi militari a rivelazioni sui precursori del fumetto, albi e volumi a fumetti provenienti da tutto il mondo. L’esperienza di visita è arricchita dagli “effetti speciali” della webapp geolocalizzata del museo, che permette ai visitatori di interagire con la mostra tramite il proprio smartphone o tablet senza dover effettuare alcuna registrazione. La webapp è una Interactive WEBapp Emotional Mobile in costante sviluppo tecnologico e creativo, frutto della collaborazione di GlobalMedia per WOW Spazio Fumetto.
WOW SPAZIO FUMETTO
Viale Campania, 12
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.