Dopo i difficili mesi di arresto forzato gradualmente qualcosa ritorna a muoversi anche nel mondo dell’arte italiana e lo fa proprio dalla Cina.

Per la prima volta il Bel Paese ospiterà a Prato al centro di arte contemporanea Luigi Pecci le fotografie dell’artista cinese Ren Hang scomparso suicida nel 2017 a neanche 30 anni. “Nudi” è il titolo della mostra curata da Cristiana Parrella, attiva dal 4 giugno al 23 agosto 2020, dove i 90 scatti provenienti da varie collezioni internazionali presenteranno al visitatore “il più eroico fotografo che la Cina abbia avuto in tempi recenti” (Francesco Terzago).

Mostra Ren Hang al Centro Pecci, #A Prato in esposizione i nudi di Ren Hang
Ren Hang, Nude, 2016. Courtesy Stieglitz19 and Ren Hang Estate

In effetti in una società repressiva come quella cinese a fotografare corpi nudi c’è il rischio di diventare degli eroi. Tale tipo di esibizione è considerata pornografia tanto da non essere contemplata neanche nei libri di storia dell’arte, e a riprodurne si rischiano pene severe.

In questo contesto Ren Hang ha fotografato i suoi giovani esili corpi svestiti, uomini e donne il cui genere assume spesso secondaria importanza. Immortalati nella loro condizione più naturale ma in pose artificiose, sono spesso accompagnati da animali, fiori, frutti che diventano simboli evocativi. Oppure immersi in paesaggi boschivi, distese innevate o acque fiumane, sempre con la loro espressione impassibile. Schierati o ripresi in un particolare anatomico moltiplicato in successione, difficilmente sfuggono allo sguardo.

Siamo nati nudi… io fotografo solo le cose nella loro condizione più naturale” (R.Hang)

Nelle foto viene narrata la dimensione del desiderio. Gli organi sessuali sono esplicitamente esposti, le immagini spesso richiamano al masochismo e al feticismo in nome di una negata libertà. Delle donne si ha un’immagine stereotipata: capelli neri, labbra e unghie rosse rendono ambigua la femminilità, spudorata eppure legata a uno statico ideale sessuale.

L’uso crudo che Ren Hang fa del flash suggerisce come ciò che dovrebbe essere libero e spontaneo in realtà non lo sia. È un richiamo sfacciato che crea disagio e costrizione, ma evoca anche malinconia e poesia. Un grido volto a rompere i tabù di una società repressiva. Eppure Ren Hang non ha mai voluto considerarsi attivista politico. La sua arte dà sicuramente voce a un disagio collettivo e i soggetti diventano espressione senza filtro di una necessaria liberazione.

L’arte è qualcosa di personale, soggettivo. L’arte nasce dalla relazione che hai con te stesso, perché è solo con il tuo modo di sentire le cose che puoi comunicare qualcosa agli altri.”

Ren Hang, Girl with Ants , 2014 Courtesy Stieglitz19 and Ren Hang Estate

Ren Hang nasce a Chang Chun nella provincia di Jilin nel 1987, studia comunicazione ma il richiamo della fotografia lo spinge a imparare da autodidatta servendosi del suo coinquilino come primo soggetto, utilizzando una fotocamera digitale senza mitigare l’uso del flash. Le sue foto presto vengono esposte ad Amsterdam, Parigi, Berlino. Ed è stato anche poeta, alcuni versi tradotti da Francesco Terzago accompagnano integrando il percorso fotografico della mostra con lo stesso tono crudo, inesorabile e malinconico.

Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato
Viale della Repubblica 277, 59100, Prato
4 giugno – 23 agosto 2020
dalle ore 12.00 alle ore 20.00, dal giovedì alla domenica
Ingresso intero: 7€; ingresso ridotto: 5€