Nel variopinto arazzo del linguaggio umano, i modi di dire si distinguono come i fili più colorati e intriganti. Questi gioielli linguistici intrecciano saggezza culturale, umorismo e talvolta pura assurdità, creando un mosaico di espressioni che, tradotte letteralmente, dipingono immagini così vivide e bizzarre da far impallidire qualsiasi capolavoro surrealista. Oggi, cari lettori di Vogue, vi portiamo in un viaggio fantasioso attraverso venti delle espressioni più affascinanti e stravaganti del nostro meravigliosamente strano mondo.
Avanzare scivolando su un panino di gamberetti – Svezia
Immaginate di entrare nella vita come se scivolaste su un lussuoso tappeto rosso, ma fatto di… gamberetti? L’espressione svedese “att glida in på en räkmacka” descrive quelle anime fortunate che sembrano avere una vita facile senza sforzo apparente. È come nascere con la camicia, ma con un tocco di squisita gastronomia nordica.
Pensare all’immortalità del granchio – Spagna
Nel mondo ispanofono, potreste trovarvi a “pensando en la inmortalidad del cangrejo”.
Questa frase poetica non è un trattato filosofico sulla longevità dei crostacei, ma un modo delizioso per descrivere qualcuno perso nei propri pensieri. La prossima volta che vi sorprenderete a sognare ad occhi aperti, ricordate: state contemplando l’eternità di un granchio!
In culo alla balena – Italia
In Italia, quando si vuole augurare buona fortuna, si potrebbe dire “in culo alla balena”.
Questo colorito augurio deve essere seguito dalla risposta “speriamo che non caghi”, altrimenti porta sfortuna. Un modo decisamente marinaresco di incoraggiare qualcuno!
Nessuno diventa un vescovo non battuto – Islanda
L’Islanda ci offre una visione piuttosto ruvida del successo con “enginn verður óbarinn biskup”.
Questo equivalente nordico di “nessun dolore, nessun guadagno” dipinge un’immagine sorprendentemente violenta dell’ascensione clericale. Un promemoria che la strada verso il successo è spesso lastricata di difficoltà.
Gettare le scarpe sul tetto – Turchia
In Turchia, se qualcuno cade in disgrazia, si dice che le sue scarpe sono state gettate sul tetto. “Pabucu dama atılmak” ci ricorda che la reputazione può essere precaria quanto delle calzature in bilico su un cornicione.
Un monito a camminare con attenzione nel mondo sociale!
Non spingere la nonna nelle ortiche – Francia
I francesi, noti per il loro spirito, ci regalano “faut pas pousser mémé dans les orties”. Lungi dall’essere un consiglio sulla cura degli anziani, questa frase viene usata per dire a qualcuno di non esagerare.
È un modo pittoresco di stabilire limiti, evocando immagini di nonne agguerrite e situazioni pruriginose.
Non conosci nemmeno la lettera “Giyeok” dopo aver posato una falce – Corea
In Corea, per chiamare qualcuno sciocco, si usa “nat noko giyeokjado moreunda”. Questo modo di dire fa riferimento alla prima lettera dell’alfabeto coreano, giyeok, che assomiglia a una falce.
Se non riconosci questa lettera elementare nemmeno guardando uno strumento dalla forma simile, beh, forse non sei il coltello più affilato nel cassetto.
Spaventare con un soffio di piselli – Afrikaans
Per descrivere qualcuno facilmente impressionabile, in Afrikaans si dice che lo si può “spaventare con un soffio di piselli”.
Questa immagine deliziosa e infantile ci ricorda che a volte le nostre paure sono grandi quanto un minuscolo legume.
Ci sono gufi nella palude – Danimarca
“Der er ugler i mosen”, dicono i danesi quando qualcosa puzza di bruciato. Originariamente riferito ai lupi, non ai gufi, questo equivoco linguistico ha creato un’espressione adorabilmente assurda.
La prossima volta che sospettate qualcosa, cercate rapaci notturni in zone umide!
Coperchio chiuso, scimmia morta – Germania
Per dire “fine della storia” in tedesco, si usa “klappe zu, affe tot”.
Questa frase bizzarra evoca l’immagine di una scimmia in una scatola, creando un finale tanto definitivo quanto surreale per qualsiasi discussione.
Gettare il fucile nella segale – Repubblica Ceca
Quando i cechi vogliono arrendersi, “gettano il fucile nella segale”.
Questa vivida immagine di un’arma abbandonata in un campo di grano è un modo poetico e agricolo di alzare bandiera bianca.
Una manciata di vacca è meglio di una manciata di scoreggia – Thailandia
I thailandesi ci ricordano, con crudo realismo, che “kam khi di kwa kam tot”. Questo proverbio suggerisce che è meglio avere qualcosa di concreto, anche se sgradevole, piuttosto che nulla.
Un modo decisamente olfattivo di dire “meglio poco che niente”!
Portare il cavallino fuori dalla pioggia – Portogallo
In Portogallo, dire a qualcuno di abbandonare un’idea si traduce in “tirar o cavalinho da chuva”.
Questa immagine di un piccolo cavallo al riparo evoca un senso di protezione e realismo, suggerendo gentilmente di lasciar perdere sogni irrealizzabili.
Il recinto non è fatto di salsiccia – Ungheria
Gli ungheresi, amanti della salsiccia, usano “nem kolbászból van a kerítés” per dire che qualcosa non è così buono come sembra.
Un modo gustoso di ricordare che l’erba del vicino non è sempre più verde… o più saporita!
Dovrei annusarmi le unghie? – Grecia
Quando i greci non sanno rispondere a una domanda, chiedono “prépi na miríso ta níhia mu?”.
Questo riferimento agli antichi oracoli che si inebriavano con oli allucinogeni è un modo ironico e storico di ammettere la propria ignoranza.
Non sono né la cima né il fondo della cipolla – Persia
I persiani, per dire che qualcosa non li riguarda, affermano di non essere “né la cima né il fondo della cipolla”.
Un modo culinario e stratificato di lavarsi le mani da una situazione!
Non far mangiare melanzane autunnali a tua nuora – Giappone
In Giappone, “akinasu wa yome ni kuwasuna” è un avvertimento contro lo sfruttamento.
Che sia per la preziosità delle melanzane autunnali o per la loro presunta capacità di ridurre la fertilità, questo detto è un mix intrigante di tradizione e superstizione.
Tu sei un ravanello di quale campo? – Hindi
In Hindi, chiedere “tuu kis khet kii muulii hai” è un modo colorito per mettere qualcuno al suo posto.
Questa domanda apparentemente innocua sul luogo di origine di un ravanello è in realtà un modo pungente di chiedere “chi ti credi di essere?”.
Mostrare a qualcuno dove svernano i gamberi – Ucraina
Gli ucraini, quando vogliono minacciare qualcuno di dargli una lezione, dicono che gli mostreranno “dove svernano i gamberi”.
Questo riferimento alla pesca invernale dei crostacei, un’attività notoriamente sgradevole, è un avvertimento gelido e acquatico a non superare i limiti.
Togliersi i pantaloni per scoreggiare – Cina
Il mandarino ci regala un’immagine tanto vivida quanto esilarante con “Tuō kùzi fangpì”. Questo modo di dire descrive un’azione inutilmente complicata.
È un promemoria che a volte, nella nostra ricerca di grandezza, finiamo per complicare l’ovvio. Dopotutto, perché svestirsi per un semplice… venticello?
La lingua come specchio dell’anima umana
Questo viaggio attraverso i modi di dire del mondo ci ricorda che, nonostante le nostre differenze culturali, condividiamo tutti una propensione per l’assurdo e il pittoresco. Queste espressioni, con le loro immagini bizzarre e la logica spesso contorta, sono testimonianza della nostra creatività collettiva e del nostro irresistibile senso dell’umorismo.
La prossima volta che vi troverete a scivolare su un panino di gamberetti o a contemplare l’immortalità dei granchi, ricordate che state partecipando a una grande tradizione di stravaganza linguistica. In un mondo che spesso si prende troppo sul serio, questi modi di dire ci invitano ad abbracciare il ridicolo, a trovare gioia nell’assurdo e ad apprezzare il ricco arazzo dell’espressione umana in tutta la sua gloriosa assurdità.
Quindi andate avanti, cari lettori, e possano i vostri viaggi essere pieni di gufi nelle paludi, scarpe sui tetti e nonne al sicuro dalle ortiche. Ricordate sempre: la vita è troppo breve per non godersi ogni tanto una manciata di… beh, lasciamo stare!
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.